martedì 28 aprile 2009

25 aprile, valori condivisi? Ora meno che mai

Un po' di fantapolitica

partigiani_verona.jpgSi è celebrata oggi, 27 gennaio 2010, la Giornata della Memoria in ricordo dell'Olocausto. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ritenuto doveroso ricordare anche i ragazzi delle SS. «A nessun caduto di qualsiasi parte e ai familiari che ne hanno sofferto la perdita si può negare rispetto e pietà. Rispetto e pietà devono accomunare tutti e rappresentano la base per una rinnovata unità nazionale». Il Presidente ha auspicato la ricerca di valori condivisi e la definitiva pacificazione".

Se Napolitano rilasciasse queste dichiarazioni probabilmente non ci sarebbero neanche delle reazioni polemiche, ma verrebbero immediatamente attivate le procedure previste dalla Costituzione in caso di impedimento del Capo dello Stato per problemi di salute.

Ma perché quelle affermazioni ci suonano tanto paradossali, quando in questi giorni ne abbiamo ascoltate molte che ci sono apparse assolutamente normali, ma che dal punto di vista storico-politico sono del tutto equivalenti?

Il virgolettato qui sopra infatti non è inventato: è tratto dall'intervento del Presidente della Repubblica in occasione della recente Festa della Liberazione 2009 e si riferisce ai militi della Repubblica di Salò.

Perché dunque quello che non sarebbe neanche concepibile se riferito alle SS naziste è perfettamente politically correct per i repubblichini loro alleati, che condividevano la stessa visione del mondo delle SS, combattevano insieme a loro e con loro partecipavano ai rastrellamenti e alle deportazioni?

Una mistificazione che viene da lontano

Si è arrivati a questo risultato attraverso un lungo processo di manipolazione della verità storica: in Italia fin dal primo dopoguerra il nazismo veniva rappresentato come il male assoluto, mentre il fascismo sarebbe stata una dittatura "tarallucci e vino", molto provinciale e caricaturale, lontana dalla ferocia e dalla volontà di sterminio del regime hitleriano. Il suo unico errore sarebbe stato quello di seguire i nazisti sulla strada delle leggi razziali e dell'entrata in guerra.

Per questo si è taciuto sui crimini dell'occupazione italiana in Jugoslavia, in Libia o in Africa Orientale e si è accantonata per decenni la ricerca delle responsabilità sulle stragi nazifasciste, in ognuna delle quali emerge immancabilmente la zelante partecipazione dei "ragazzi di Salò".

Erano i fascisti italiani a preparare le liste delle persone da deportare nei lager e ad organizzare i rastrellamenti; ed erano i fascisti italiani a torturare e massacrare i partigiani prigionieri.

Ma per il fascismo italiano non c'è stato alcun processo di Norimberga: la condanna dei crimini di guerra, di cui avrebbe dovuto farsi carico la neonata Repubblica, fu lasciata a gruppi di partigiani che non intendevano rinunciare alla giustizia (e che oggi per questo vengono additati come criminali).

Il fatto è che con la logica di Yalta e l'inizio della guerra fredda i fascisti potevano svolgere un ruolo utilissimo  in chiave anticomunista.

Ma non solo i fascisti italiani: ad esempio nessuna delle potenze vincitrici della guerra pensò di mettere in discussione le feroci dittature di Franco in Spagna e Salazar in Portogallo.

E' per questo che da noi l'apparato repressivo e burocratico del regime fascista rimase intatto e si realizzò un'assoluta continuità tra il ventennio fascista e la neonata repubblica.     

Il mito dei valori antifascisti condivisi

Formalmente il sistema politico italiano era basato sulla formula del cosiddetto "arco costituzionale", secondo la quale le forze antifasciste si confrontavano democraticamente mentre l'estrema destra restava esclusa con il divieto di ricostituzione del partito fascista.

Ma nella realtà questo confronto democratico era una finzione perché la sinistra non avrebbe mai potuto governare. Se avesse vinto sul terreno elettorale, si sarebbe attivata una rete golpista che avrebbe sovvertito il risultato delle elezioni.

Questa rete, patrocinata dagli USA, comprendeva servizi segreti, cosche mafiose, logge massoniche e gruppi neofascisti, che avevano tranquillamente ricostituito il loro partito ufficiale con il nome di Movimento Sociale Italiano già alla fine del 1945.

E ad appena 15 anni dalla Liberazione la Democrazia Cristiana tentò di rompere anche formalmente la pregiudiziale antifascista dando vita ad un governo con la partecipazione del MSI che fu spazzato via da una violenta rivolta popolare.

Nel frattempo i cosiddetti liberatori statunitensi erano impegnati ad organizzare colpi di Stato fascisti un po' dappertutto, ed erano così sensibili ai diritti civili e democratici da riservare ai neri ancora per molto tempo scuole, chiese, bagni pubblici e posti sull'autobus tutti per loro (non lo si dice mai).

Già dal primo dopoguerra risulta quindi opinabile l'esistenza di valori antifascisti condivisi: nella sinistra vivevano ancora gli ideali della Resistenza, mentre nel sistema di potere democristiano i fascisti avevano trovato una loro collocazione.

In realtà il vero "collante" della Prima Repubblica non è stato l'antifascismo, ma il cosiddetto "compromesso fordista", secondo cui la sinistra, esclusa dal governo, rinunciava a mettere in discussione gli equilibri politici in cambio di benefici in termini di occupazione, salario e stato sociale.

I principi sociali presenti nella Costituzione hanno potuto (parzialmente) concretizzarsi non tanto per la buona volontà delle varie forze politiche ma perché lo permetteva una fase espansiva dell'economia regolata secondo il paradigma fordista-keynesiano.

Il grande movimento di massa degli anni '70 provocò una rottura di questo patto sociale, imponendo cambiamenti radicali che andavano ben oltre le compatibilità del sistema e mettendo in discussione il potere in tutte le sue forme.

Ed è contro questo movimento che forse si realizzò la vera unità di tutte le forze politiche istituzionali.

Dalla Prima alla Seconda Repubblica

Alla fine degli anni '70 comincia l'era del neoliberismo e la fase espansiva di cui sopra si chiude.

Il crollo del blocco sovietico farà parlare di "fine della storia" e permette la realizzazione del mercato globale.    

A seguito di questo passaggio in Italia scompaiono persino le forze politiche che facevano parte dell'arco costituzionale.

Il PCI avvia una serie di "mutazioni" che proseguiranno fino all'attuale PD, mentre gli altri partiti tradizionali vengono travolti da Tangentopoli e nascono altre forze politiche più al passo con i tempi come il partito-azienda Forza Italia. 

La costituzione formale rimane intatta ma il patto sociale fordista non ha più ragion d'essere e il sistema politico muta profondamente. 

Si passa alla cosiddetta Seconda Repubblica, che è la forma politica più rispondente alle esigenze del neoliberismo dominante. Nella sua nascita c è la pesante influenza dei poteri occulti e della strategia della tensione. Si caratterizza fin da subito per l'abbandono di ogni pregiudiziale antifascista e una marcata connotazione autoritaria.

Se nella Prima Repubblica i valori condivisi erano già una mistificazione, nella Seconda è semplicemente assurdo pensare a un qualsiasi patto sociale che si richiami ai valori della Resistenza e della Costituzione.

Sulla natura autoritaria del neoliberismo

Qui è necessaria una digressione sulle caratteristiche culturali del liberismo: i liberisti credono che la società debba essere governata dalla "mano invisibile del mercato". Il mercato costituisce per loro un sistema perfetto, dotato di un naturale equilibrio, purché non intervengano elementi di disturbo. Questi elementi di disturbo sono costituiti in primo luogo dall'intervento statale nell'economia: controlli dei prezzi, protezionismo, politiche redistributive o in difesa dell'occupazione ecc.

L'affermazione del neoliberismo ha quindi come conseguenza la rinuncia dello Stato a qualsiasi politica sociale, che deve limitarsi ad assicurare le condizioni in cui questo sistema perfetto può funzionare. Occupandosi quindi essenzialmente delle funzioni di difesa verso l'esterno e di sicurezza interna.  

Viene cancellata la sfera pubblica nel suo insieme: la società dev'essere composta di individui isolati, a cui rimane solo la possibilità di influire sul sistema tramite le leggi della domanda e dell'offerta. 

Si afferma il cosiddetto darwinismo sociale, per cui la causa di ogni forma di disagio (povertà, emarginazione ecc.) non risiede in politiche sbagliate o insufficienti, ma perché chi ne soffre non è stato in grado, per incapacità o malvagità, di adattarsi ai meccanismi del sistema. Rispetto a questi soggetti lo Stato non deve più intervenire con politiche sociali o di inclusione, ma solo per neutralizzare una loro possibile pericolosità sociale. 

Questa concezione, portata all'estremo, è la stessa che nel passato ha dato l'avvio ai tentativi di "soluzione finale" per alcune categorie di diversi. 

Il darwinismo sociale diventa anche il modello delle relazioni internazionali: una politica predatoria sostituisce il dialogo e la diplomazia, si teorizza la "guerra di civiltà" e si mette in discussione l'esistenza stessa degli organismi internazionali.

Ma c'è di più: è la democrazia stessa a rappresentare il fondamentale elemento di disturbo. Milton Friedman, il guru del neoliberismo, era preoccupato del fatto che siccome la maggior parte degli elettori appartiene a classi sociali medio-basse il consenso tende a spostarsi verso quei politici che promuovono politiche redistributive.

Si comprende quindi che questa folle utopia abbia potuto realizzarsi appieno solo in presenza di un forte autoritarismo politico. La prima esperienza storica è quella dell'Indonesia dopo il colpo di Stato di Suharto nel 1965, che provocò un milione di morti e mise immediatamente in pratica le ricette neoliberiste: privatizzazione, deregulation e forti tagli della spesa pubblica. Visto il successo, l'esperienza fu ripetuta negli anni '70 in tutti i Paesi latinoamericani caduti in mano alle dittature militari. 

Nel mondo "occidentale", dove non era possibile il ricorso ai carri armati e alle torture di massa, la ristrutturazione liberista non è stata imposta con le giunte militari, ma con una progressiva involuzione autoritaria: le costituzioni formali non vengono abrogate, ma diventano dei gusci vuoti e si procede a  sospensioni sempre più prolungate e profonde dei diritti costituzionali a seguito di "emergenze"  reali o inventate (guerre, crisi economiche, terrorismo, catastrofi naturali, ecc.).

Le culture fasciste e razziste vengono fortemente rivitalizzate dal clima di insicurezza generalizzata prodotta dalla globalizzazione: in questo contesto è facile indirizzare le paure degli individui atomizzati su capri espiatori come gli immigrati o i devianti in genere

L'individuo normale percepisce il diverso come una minaccia e matura un'avversione per le politiche sociali e di inclusione.

Inoltre si sviluppa il particolarismo e la tendenza a rifugiarsi in comunità e Stati etnici per sfuggire al dominio di soggetti internazionali (corporazioni, istituzioni finanziarie, ecc.).

Nessuno pensa veramente di riproporre in Occidente lo stato totalitario a partito unico e le sfilate obbligatorie in camicia nera, ma le culture fasciste, xenofobe e reazionarie e i gruppi estremisti che ne sono portatori condizionano pesantemente la società.

Anche la presunta conversione alla democrazia di una parte della destra italiana ex-missina è opinabile. Grazie alla mistificazione che dicevamo all'inizio, per gli ex missini è stato sufficiente fare un'autocritica sulle leggi razziali e le vecchie pregiudiziali sono cadute come d'incanto. Ma più postfascisti credo che possano essere definiti i fascisti dell'era postfordista.

L'attuale discussione sul 25 aprile condiviso

Ma per quale motivo allora il PD in questi giorni ha tanto insistito perché Berlusconi partecipasse alla Festa della Liberazione?

In realtà in tutto il dibattito politico di questi giorni la Resistenza c'entra poco: il PD (che a giudicare dai sondaggi sta andando di male in peggio) teme che la maggioranza di destra approvi unilateralmente una modifica della Costituzione che consolidi i poteri della Presidenza del Consiglio e tagli fuori l'opposizione da ogni possibilità di incidere.

In sostanza al PD non interessa più di tanto di ricreare l'arco costituzionale della Prima Repubblica, convertendo Berlusconi all'antifascismo, ma chiede di concordare le modifiche alla Costituzione per continuare a sperare nel gioco dell'alternanza. Condivide liberismo e autoritarismo e si propone di rappresentare al meglio gli interessi del potere economico. Del resto alla base del progetto PD c'è l'idea di poter trasformare il sistema politico italiano in una caricatura di quello statunitense.

Berlusconi non ha avuto problemi a partecipare alle celebrazioni del 25 aprile (l'ideologia non è un concetto postfordista). Ha trovato un'altra occasione per riaffermare il suo dominio mediatico, ha avanzato la proposta di trasformare La Festa della Liberazione in Festa della Libertà (o meglio Festa del Liberismo) e ha fatto capire di non avere interesse alcuno a sbarazzarsi dell'opposizione di sua maestà (dove la trova un'altra così...).

Il PD esulta: per il momento la sua sopravvivenza è garantita. In cambio di che? Si impegnerà a disturbare ancora meno il manovratore, che se fosse per i Veltroni e i Franceschini governerebbe fino al 2050.

L'antifascismo del XXI secolo

Per fortuna con la fine dell'epoca neoliberista anche il "Presidente partigiano" è un cadavere politico ambulante.

Si tratta però di costruire l'alternativa: fare gli archeologi della Resistenza, lontana ormai 64 anni, è fiato sprecato. Va invece raccolta la sua migliore eredità, che è quella di farci capire che il fascismo è un'arma nelle mani del potere economico e assume nelle varie fasi storiche le caratteristiche che meglio lo portano ad assolvere questo ruolo. Negli anni ‘20-‘30 l'obiettivo era quello di impedire il contagio della rivoluzione sovietica, negli anni ‘60-‘70 quello di organizzare colpi di stato e strategie della tensione per fermare i grandi movimenti di massa, oggi lavorano per un sempre maggiore autoritarismo e per dividere i lavoratori immigrati da quelli "indigeni".

Anche oggi quindi per battere il fascismo è necessario eliminare il sistema di potere che lo genera, cioè il liberismo e la globalizzazione capitalista. 

La difficoltà della "pacificazione" che le forze politiche istituzionali lamentano non sta nell'incapacità di pochi fanatici nel mettere da parte i rancori del 1945, ma nell'inconciliabilità di sistemi di valori antagonisti come quello della globalizzazione liberista e quello solidaristico (nelle sue varie forme) di cui è portatrice la sinistra (quella vera).

Valori condivisi? Ma neanche per sogno!

Per Senza Soste, Nello Gradirà

28 aprile 2009

lunedì 27 aprile 2009

GCstar 1.4.3 su Ubuntu


GCstar è un utile programma creato per catalogare e organizzare i libri, cd, dvd o quant'altro. E' dotato di una grafica molto curata e si usa in maniera intuitiva. I form per l'inserimento delle informazioni sono semplici e dettagliati. GCstar è dotato anche di altre funzioni: promemoria sui prestiti, inserimento di immagini e screenshot, interfaccia per integrare i dati direttamente dalla rete e altro ancora. Una caratteristica molto interessante è fornita dalla possibilità di recuperare informazioni relative agli elementi aggiunti ai cataloghi attraverso diversi siti web, alcuni dei quali anche in lingua italiana: inserendo, ad esempio, il nome di un film, è possibile ricevere informazioni sulla regia, la trama, la locandina e tante altre informazioni.
Per installarlo su K|X|Ubuntu basta scaricare il file .deb dal link posto sotto cliccarci sopra e confermare oppure aprire il terminale recarsi dentro la cartella e scrivere:

sudo dpkg -i *.deb

confermiamo e alla fine avremo il nostro GCstar installato. Grazie a Getdeb per il link del download

home

download Ubuntu 9.04 Jaunty 32 bits
download Ubuntu 9.04 Jaunty 64 bits
download Ubuntu 8.10 Intrepid 32 bits
download Ubuntu 8.10 Intrepid 64 bits
versione 1.4.2
download Ubuntu 8.04 Hardy 32 bits 
download Ubuntu 8.04 Hardy 64 bits

domenica 26 aprile 2009

Operating System Interface Design Between 1981-2009


guiA Graphical User Interface (GUI for short) allows users to interact with the computer hardware in a user friendly way.

Over the years a range of GUI’s have been developed for different operating systems such as OS/2, Macintosh, Windowsamiga, Linux, Symbian OS, and more.

We’ll be taking a look at the evolution of the interface designs of the major operating systems since the 80’s.

I should mention that this article showcases only the significant advances in GUI design (not operating system advances) and also not all of the graphical user interfaces and operating systems existing today.


The first GUI was developed by researchers at Xerox Palo Alto Research Center (PARC)in the ’70s. This research opened a whole new era of computer graphic innovations.

The first personal computer which used a modern graphical user interface was the Xerox Alto, developed in 1973. This was not a commercial product and was intended mainly for research at universities.

1Source: toastytech.com


1981-1985

Xerox 8010 Star (released in 1981)

This was the first system that was referred to as a fully integrated desktop computer including applications and a GUI. It was known as “The Xerox Star”, later renamed“ViewPoint” and later again renamed to “GlobalView”.

Xerox 8010 Star
Xerox 8010 Star, Source: toastytech.com

Apple Lisa Office System 1 (released in 1983)

Also referred to as Lisa OS, which in this case is short for Office System. It was developed by Apple with the intention of being a document processing workstation.

Unfortunately this workstation didn’t last, it was killed by Apple’s Macintosh operating system that was more affordable.

There were upgrades to Lisa OS, Lisa OS 2 in 1983 and Lisa OS 7/7 3.1 in 1984, that upgraded the system itself, but not the graphical user interface.

Apple Lisa 1
Apple Lisa OS 1, Source: GUIdebook

Apple Lisa OS 1
Apple Lisa OS 1, Source: GUIdebook

VisiCorp Visi On (released in 1984)

Visi On was the first desktop GUI developed for the IBM PC. This system was targeted towards big corporations and came with a high price tag. The GUI made use of a mouse, it had a built-in installer and help system and it didn’t use icons.

Visi On
VisiCoprt Visi On, Source: toastytech.com

Visi On
VisiCoprt Visi On, Source: toastytech.com

Mac OS System 1.0 (released in 1984)

System 1.0 was the first operating system GUI developed for the Macintosh. It had several features of a modern operating system, being windows based with icons. The windows could be moved around with the mouse and files and folders could be copied by dragging and dropping onto the target location.

Mac OS 1
Apple Mac System 1.0, Source: toastytech.com

Amiga Workbench 1.0 (released in 1985)

When first released, Amiga was ahead of its time. The GUI included features such as color graphics (four colors: black, white, blue, orange), preemptive multitasking, stereo sound and multi-state icons (selected and unselected).

Amiga Workbench 1.0
Amiga Workbench 1.0, Source: GUIdebook

Amiga Workbench 1.0
Amiga Workbench 1.0, Source: GUIdebook

Windows 1.0x (released in 1985)

In this year Microsoft finally caught up with the whole graphical user interface craze and released Windows 1.0, its first GUI based operating system (although no one would dare to refer to it as one). The system featured 32×32 pixel icons and color graphics. The most interesting feature (which later was omitted) was the icon of the animated analog clock.

Windows 1
Microsoft Windows 1.01, Source: makowski-berlin.de

Windows 1
Microsoft Windows 1.01, Source: makowski-berlin.de

GEM (released in 1985)

GEM (Graphical Environment Manager) was a windowing style GUI created by Digital Research, Inc. (DRI). It was initially created for use with the CP/M operating system on the Intel 8088 and Motorola 68000 microprocessors and was later developed to run on DOS as well. Most people will remember GEM as the GUI for the Atari ST computers. It was also used on a series Amstrad’s IBM compatible computers. It was the core for Ventura Publisher and a few other DOS programs. The GUI was also ported to other computers but did not gain popularity on them.

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Source: Wikipedia

1986 - 1990

IRIX 3 (released in 1986, first release 1984)

The 64-bit IRIX operating system was created for UNIX. An interesting feature of this GUI is the support for vector icons. This feature was built into the GUI long before Mac OS X even existed.

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Silicon Graphics IRIX 3.0, Source: osnews.com

GEOS (released in 1986)

The GEOS (Graphic Environment Operating System) operating system was developed by Berkeley Softworks (later GeoWorks). It was originally designed for the Commodore 64 and included a graphical word processor, called geoWrite and a paint program called geoPaint.

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Source: Wikipedia

Windows 2.0x (released in 1987)

In this version, the actual management of the windows had significantly improved. The windows could be overlapped, resized, maximized and minimized.

Windows 2
Microsoft Windows 2.03, Source: guidebookgallery.org

Windows 2
Microsoft Windows 2.03, Source: guidebookgallery.org

OS/2 1.x (released in 1988)

OS/2 was originally co-developed by IBM and Microsoft, but in 1991 the two companies split up, with Microsoft incorporating the technology in its own Windows GUI and IBM developing OS/2 further. The GUI used in OS/2 was called “Presentation Manager”. This version of the GUI only supported monochrome, fixed icons.

Os 2 1
Microsoft-IBM OS/2 1.1, Source: pages.prodigy.net

Os/2 1
Microsoft-IBM OS/2 1.1, Source: pages.prodigy.net

NeXTSTEP / OPENSTEP 1.0 (released in 1989)

Steve Jobs came up with the idea to create the perfect research computer for universities and research labs. This idea later evolved into a startup called NeXT Computer Inc.

The first NeXT computer was released in 1988, however significant advances were made in 1989 with the release of the NeXTSTEP 1.0 GUI, which later evolved into OPENSTEP.

The GUI’s icons were bigger (48×48) and it introduced more colors. The GUI was initially monochrome, but version 1.0 started supporting color monitors too. This screenshot gives you have a peek into what would become the modern GUIs.

Nextstep 1
NeXTSTEP 1.0, Source: kernelthread.com

OS/2 1.20 (released in 1989)

The next minor version upgrade of the GUI showed slight improvements in many areas. The icons looked nicer and the windows were smoother.

Os 2 12
OS/2 1.2, Source pages.prodigy.net

Windows 3.0 (released in 1990)

By this version, Microsoft had realized the real potential in GUI’s and started to significantly improve them.

The operating system itself supported standard and 386 enhanced modes, which made use of higher memory capacity than 640 KB and hard disk space, resulting in the ability to use higher screen resolutions and better graphics, such as Super VGA 800×600 and 1024×768.

Also, Microsoft hired Susan Kare to design the Windows 3.0 icons and to add a unified style to the GUI.

Windows 3
Microsoft Windows 3.0, Source: toastytech.com

Windows 3
Microsoft Windows 3.0, Source: toastytech.com

1991 - 1995

Amiga Workbench 2.04 (released in 1991)

Many improvements were made to this version of the GUI. The color scheme changed and a 3D look was introduced. The desktop could be divided vertically into screens of different resolutions and color depths, which nowadays seems a little odd. The default resolution of Workbench was 640×256, but the hardware supported larger resolutions too.

Amiga Workbench 2
Commodore Amiga Workbench 2.04, Source: guidebookgallery.org

Mac OS System 7 (released in 1991)

Mac OS version 7.0 was the first Mac OS GUI which supported colors. Subtle shades of grey, blue and yellow were added to icons.

Macos 7
Apple Mac OS System 7.0, Source: guidebookgallery.org

Macos 7
Apple Mac OS System 7.0, Source: guidebookgallery.org

Windows 3.1 (released in 1992)

This version of Windows included TrueType fonts which were pre-installed. This effectively made Windows a functional desktop publishing platform for the first time.

Previously, it was only possible to achieve such functionality in Windows 3.0 using the Adobe Type Manager (ATM) font system from Adobe. This version also contained a color scheme named Hotdog Stand, which contained bright hues of red, yellow and black.

This color scheme was designed to help people with some degree of color blindness see text/graphics on the screen easier.

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Source: Wikipedia

OS/2 2.0 (released in 1992)

This was the first GUI that was subjected to international acceptance, usability and accessibility testing. The entire GUI was developed using object-oriented design. Every file and folder was an object which could be associated with other files, folders and applications. It also supported drag and drop functionality and templates.

Os 2 2
IBM OS/2 2.0, Source: toastytech.com

Os 2 2
IBM OS/2 2.0, Source: toastytech.com

Windows 95 (released in 1995)

The user interface was completely re-designed since version 3.x. This was the first Windows version where a small close button was added to each window.

The design team gave states (enabled, disabled, selected, checked, etc.) to icons and other graphics. The famous Start button appeared for the first time.

This was a huge step forward for Microsoft regarding the operating system itself and the unified GUI.

Windows 95
Microsoft Windows 95, Source: guidebookgallery.org

Windows 95
Microsoft Windows 95, Source: guidebookgallery.org

1996 - 2000

OS/2 Warp 4 (released in 1996)

IBM released OS/2 Warp 4 which brought a significant facelift to the workspace.

Icons were placed on the desktop, where custom files and folders could also be created. The shredder appeared which was similar to Windows’ Recycle Bin or Mac OS’s Trash, except it deleted the file or folder instantly and didn’t store any additional copies for later retrieval.

Os 2 Warp 4
IBM OS/2 Warp 4, Source: toastytech.com

Os 2 Warp 4
IBM OS/2 Warp 4, Source: toastytech.com

Mac OS System 8 (released in 1997)

256 color icons were the default in this version of the GUI. Mac OS 8 was one of the early adopters of isometric style icons, also called pseudo-3D icons. The platinum grey theme used here became a trademark for future versions of the GUI.

Macos 8
Apple Mac OS 8, Source: guidebookgallery.org

Windows 98 (released in 1998)

The icon styles were almost the same as in Windows 95, but the whole GUI could use more than 256 colors for rendering. Windows Explorer changed almost completely and the “Active Desktop” appeared for the first time.

Windows 98
Microsoft Windows 98, Source: toastytech.com

KDE 1.0 (released in 1998)

This is how the KDE team described the project upon releasing version 1.0: “KDE is a network transparent, contemporary desktop environment for UNIX workstations. KDE seeks to fill the need for an easy to use desktop for Unix workstations, similar to the desktop environments found under the MacOS or Window95/NT. A completely free and open computing platform available to anyone free of charge including its source code for anyone to modify.”

800px-kde_10Source: Wikipedia

BeOs 4.5 (released in 1999)

The BeOS operating system was developed for personal computers. It was originally written by Be In in 1991 to run on BeBox hardware. It was later further developed to take advantage of newer technologies and hardware such as symmetric multiprocessing by utilizing modular I/O bandwidth, pervasive multithreading, preemptive multitasking and a custom 64-bit journaling file system known as BFS. The BeOS GUI was developed on the principles of clarity and a clean, uncluttered design.

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Source: Wikipedia

GNOME 1.0 (released in 1999)

GNOME desktop was mainly developed for Red Hat Linux, later it was developed for other Linux distributors as well.

Gnome 1
Red Hat Linux GNOME 1.0.39, Source: visionfutur.com

2001 - 2005

Mac OS X (released in 2001)

In early 2000 Apple announced their new Aqua interface and in 2001 the company released it with their brand new operating system called Mac OS X.

The default 32 x 32 and 48 x 48 icons were changed to big 128 x 128 anti-aliased and semi-transparent icons.

Lots of criticism followed after the release of this GUI. Apparently users were not quite ready for such a big change, but soon enough they adopted the new style and today this GUI represents the basis of all Mac OS X operating systems.

Mac osx 1
Apple Mac OS X 10.1 Source: guidebookgallery.org

Windows XP (released in 2001)

As Microsoft tends to change their GUI completely with every major operating system release, Windows XP was no exception. The GUI itself is skinnable, users could change the whole look and feel of the interface. The icons were 48 x 48 in size by default, rendered in millions of colors.

Windows xp
Microsoft Windows XP Professional, Source: guidebookgallery.org

KDE 3 (released in 2002)

Since version 1.0, the K Desktop Environment improved significantly. They polished all the graphics and icons and unified the whole user experience.

Kde 3
KDE 3.0.1, Source: netbsd.org

2007 - 2009 (current)

Windows Vista (released in 2007)

This was Microsoft’s response to their competition. They also included quite a lot of 3D and animation. Since Windows 98, Microsoft has always tried to improve the desktop. With Windows Vista they released widgets and a somewhat improved replacement of the Active Desktop.

Windows Vista
Microsoft Windows Vista, Source: technology.berkeley.edu


Mac OS X Leopard (released in 2007)

With their 6th generation, Mac OS X system Apple, once again improved the user interface. The basic GUI is still the Aqua with its candy scroll bars and platinum grey, blue colors. The new GUI features a more 3D look, with the 3D dock and lots more animation and interactivity.

Mac osx Leopard
Apple Mac OS X 10.5 Leopard, Source: skattertech.com


GNOME 2.24 (2008)

GNOME put a lot of effort into creating the themes and artwork into v2.2.4 as their aim is “to make your computer look good”. They ran a competition to collect some of the most intruiging desktop backgrounds that their contributors have produced for use in v2.24.

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Source: gnome.org

KDE (v4.0 Jan. 2008, v4.2 Mar. 2009)

Version 4 of K Desktop Environment produced many new improvements to the GUI such as animated, smooth, efficient window management and support for desktop widgets. The icons size are easily adjustable and almost every design element is much easier to configure. Some of the most noticeable changes include new icons, themes and sounds, which are provided by the Oxygen Project. These icons are more photorealistic. It is definitely a big improvement to the earlier versions of KDE. It can now also be run on Windows and Mac OS X platforms.

kdeSource: Wikipedia


Acknowledgments

Written and compiled exclusively for WDD by Gyorgy Fekete.

What do you think of the evolution of these designs? What other improvements would you like to see? Please share with us…