Con tutto il rispetto per la cosiddetta influenza suina, i modi in cui il social web l’ha saputa comunicare, e le vittime che ha mietuto nel mondo, ecco una lista dei più virulenti parenti informatici delle pandemie biologiche.
1. MyDoom. Come i virus più semplici, questo campione di incassi della virologia hi-tech si diffuso inizialmente via mail e rubriche di mail. Ma ebbe anche la capacità di sfruttare le reti peer-to-peer. Fu identificato per la prima volta nel 2004. raffinato nella scrittura, versatile nella propagazione, fu l’incubo di informatici e non solo per almeno un anno intenso.
2. Nimda. Un worm del 2001 che ebbe l’onore/disonore di essere inizialmente attribuito ad Al-Qaeda, cosa che poi si rivelò infondata. Aveva 5 vettori di infezione: email, network locali, siti web, falle di Microsoft IIS 4.0 e 5.0, backdoor create all’occorrenza.
3. Melissa. Fra i più buontemponi dei pezzi da novanta di crudeltà inseriti in classifica, si diffondeva via Outlook e inseriva citazioni tratte dalla serie tv dei Simpson nei documenti Word dell’infettato.
5. ExploreZip. Scritto dieci anni fa, è ancora parzialmente diffuso, grazie alla sua capacità di diffondersi tramite un apparentemente innocuo file compresso, in allegato a una mail quasi rassicurante. Si diffonde fra i contatti della propria rubrica e successivamente danneggia perlopiù documenti Word.
6. Conficker. Dal 2008, cominciò a diffondersi sfruttando una falla del servizio di rete Windows. Si iniettò su più di 9 milioni di computer, bloccando loro, in sostanza, l’accesso a Internet.
7. Klez. Talmente persistente che oggi, a sette anni dalla sua prima comparsa, ancora ne girano delle varianti strette. Si diffondeva via mail, naturalmente su Windows, sfruttando delle falle di Outlook. Prendeva un contatto a caso della nostra rubrica e si spediva, usando quel contatto come mittente, a tutti gli altri.
8. Elk Cloner. Uno dei più antiche dell’”era moderna”, padre di molti degli altri in classifica. Scritto da un 15enne del 1982, teneva sotto controllo tutte le attività del lettore floppy disk del computer infetto, in un’epoca in cui un floppy disk era quasi tutto.
9. Brain. Primo virus per PC, risalente al 1986. Definito “l’influenza pakistana” da BusinessWeek. Corrompeva il boot sector della macchina che lo ospitava, grazie al codice scritto da due fratelli di Lahore (Pakistan, appunto).
10. Creeper. Il primo in assoluto. Siamo veramente nel preistoria dei virus informatici, e della rete internet stessa. Nel 1971 questo programma maligno cominciò a diffondersi attraverso ARPANET, dichiarando, sul monitor della macchina del malcapitato: “Prova a prendermi!”.
Via | Pc Authority
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