Chi scrive non ha nessuna simpatia clericale ma su certe notizie vale la pena soffermarsi. «Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini» «Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s'abbozza una farsa di dialogo» Nel paese in cui si «trova i soldi per Alitalia e banche», ma per la scuola si richiedono «sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Studenti e professori hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che "colpiscono il cuore pulsante di una nazione" E di fronte alle proteste nelle scuole non «si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Questa la posizione di famiglia Cristiana sui tagli alla scuola pubblica. E questa invece, la piattaforma confederale per lo sciopero del 30. La richiesta centrale è "l’apertura di un tavolo negoziale con il Governo in merito al Piano Programmatico e ai regolamenti attuativi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 112/2008, per un reale confronto finalizzato ad una vera riqualificazione della spesa, in grado di coniugare la lotta agli sprechi e alle diseconomie con la garanzia del “giusto” tempo scuola per tutti gli ordini e gradi, del diritto allo studio, della qualità dell’istruzione e della salvaguardia della professionalità degli operatori della scuola". L'unica norma per la quale si chiede il ritiro è quella sul “maestro unico”. Nella piattaforma proposta da Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda per lo sciopero da queste organizzazioni indetto per il 30 ottobre, non c'è traccia di richiesta dell'abolizione del voto di condotta e dei giudizi in decimi, di opposizione al ddl Aprea che introduce le chiamate dirette dei ds e la differenziazione dei docenti in 4 livelli. D'altra parte Gelmini ha sottolineato che lei prosegue la linea imposta dalle Finanziarie del governo Prodi e dal Libro bianco di Fioroni, che ebbero il pieno avallo della Cisl, della Cgil e della Uil, nonchè di quel Partito Democratico che con la sua ministra-ombra Garavaglia ha ricordato che era d'accordo sui tagli nella scuola (la "razionalizzazione della spesa", li ha chiamati) ma fino a 6 miliardi e non a 8 e che la rottura è avvenuta perchè Gelmini si è rifiutata di concordarli insieme. È esattamente la piattaforma dello sciopero del 30, che non chiede l'abrogazione dell'art. 64 della legge 133 (quello degli odiosi tagli), non vuole la cancellazione e neanche la riduzione dei tagli e nemmeno si dice che quello attuale è il "giusto" tempo scuola, visto che questo significherebbe non tagli “diversi” ma nessun taglio e addirittura c’è l’intesa piena tra questi cinque sindacati solo sulla “lotta agli sprechi e alle diseconomie” nella scuola. Insomma la piattaforma dello sciopero del 30 si propone solo di concertare insieme al governo i "giusti tagli" contro gli "sprechi". Chissà perchè anche a Livorno come del resto d'Italia i sindacati confederali non hanno diffuso la loro piattaforma neppure sintetizzandola in un volantino? C'è stata una maxi assemblea ai Quattro Mori per promuovere lo sciopero e neppure una parola sulle reali richieste dei sindacati confederali al Governo. Chi sciopererà e manifesterà il 30 non lo farà certo per chiedere un po' meno tagli alla scuola pubblica, ma per contrastare in maniera radicale questo scellerato progetto di distruzione della scuola e dell'università . Allora diciamolo,un po' di chiarezza non guasta: la Cgil (in compagnia di Cisl e Uil) è un bel po' piu' a destra di Famiglia Cristiana... |
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martedì 28 ottobre 2008
Sciopero del 30 ottobre: Cgil, Cisl e Uil nascondono la loro piattaforma
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