L'agenzia ANSA anticipa le misure repressive allo studio del governo. Si tratta di misure modulate che fanno seguito alla sparata televisiva di ieri da parte del presidente del consiglio. Secondo uno schema consolidato: occupare la scena televisiva, intimorire l'avversario e prendere misure concrete che non gli danno possibilità di reagire con una marea montante di indignazione. Infatti è allo studio il fatto che l'eventuale sgombero delle università può essere concordato solo con i rettori, cosa che già accade, e l'ANSA fa persino trapelare che "il governo non vuol arrivare allo scontro". Molto probabilmente Berlusconi vuole creare solo circoscritti casi di manifestazione di forza dello stato per spararli sui media coltivando così il consenso dell'opinione pubblica come arma di pressione sugli studenti. Da considerare come, secondo l'ANSA, Berlusconi creda di avere consenso maggioritario nelle scuole e nelle università grazie ai sondaggi. Proprio il caso del sondaggio che si sostituisce alla situazione reale per suggerire politiche concrete. Infine, penosa la dichiarazione del sindacalista di polizia CGIL che dichiara che il governo è tollerante con gli ultras e non con gli studenti. Queste sono, speriamo per poco, le attuali classi dirigenti del paese. fonte ANSA Viminale studia misure, garantire diritti a tutti
ROMA - Una ricognizione a tutto campo per valutare i rischi per la sicurezza connessi alle "eventuali forme di violenza" legate alle proteste degli studenti e, allo stesso tempo, trovare la formula per garantire i diritti di tutti: sia di chi protesta sia di chi vorrebbe continuare a seguire le lezioni nonostante assemblee e occupazioni. Dopo l'aut aut di Berlusconi, la protesta della scuola arriva al Viminale e diventa un problema di ordine pubblico. Il presidente del Consiglio si è visto nel pomeriggio con il ministro dell'Interno Roberto Maroni e con il sottosegretario Alfredo Mantovano a palazzo Grazioli: un incontro per fare il punto della situazione e decidere di convocare al Viminale una riunione tecnica dei vertici delle forze di polizia che sarà presieduta dal sottosegretario Mantovano (Maroni è a Trieste per l'assemblea dell'Anci). Obiettivo, sottolinea una nota del Viminale, "garantire, nel rispetto della libertà di manifestazione del pensiero, e quindi anche del dissenso, la tutela dei diritti di tutti, in un quadro di assoluta legalità". Il perché lo ha spiegato lo stesso Berlusconi nell'incontro con il ministro dell'Interno: voglio che sia garantito il diritto allo studio, il metodo sceglilo tu, avrebbe detto il premier secondo quanto raccontano ambienti a lui vicini. Nel suo ragionamento, stando al racconto delle fonti, il capo del governo è partito dal presupposto che la maggioranza degli studenti - che i sondaggi quantificano nel 60-70% degli alunni - vorrebbe partecipare regolarmente alle lezioni e condivide i principi della riforma. Ciò significa, ha sottolineato Berlusconi conversando con Maroni, che se permettiamo a quei pochi che vogliono occupare scuole e università di impedire il regolare svolgimento delle lezioni, una minoranza avrebbe la meglio sulla maggioranza. Qualcosa che, avrebbe aggiunto il Cavaliere, è contrario alla democrazia. Il premier ha riconosciuto il diritto di manifestare contro la riforma; un diritto che però, a suo giudizio, non può trasformarsi in un ostacolo a chi non vuole farlo. Ed è da questo punto che partiranno i vertici delle forze di polizia per cercare di trovare una soluzione che non danneggi nessuno e che allo stesso tempo non innalzi troppo il livello di scontro. Perché l'obiettivo primario, fanno notare più fonti delle forze dell'ordine, è quello di non arrivare allo scontro. Dal Viminale intanto sono già partite una serie di indicazioni alle questure affinché monitorino la situazione nelle città e facciano arrivare in tempo reale a Roma il quadro delle manifestazioni e delle occupazioni in atto. In modo da poter valutare se, come, con quali priorità e dove intervenire. Quel che al Viminale sembrano comunque escludere già da adesso è una sorta di presidio fisso delle forze dell'ordine davanti a scuole e università. E, qualora si decidesse di intervenire, fanno notare alcune fonti, ogni tipo di intervento dovrà comunque essere improntato alla gradualità e condiviso, se non fatto, su istanza dei rettori delle università o dei presidi delle scuole. Quel che è certo è che le parole di Berlusconi qualche malumore nelle forze di polizia lo hanno sollevato. Lo dice chiaramente il segretario del Siulp-Cgil Claudio Giardullo. "Si sta cercando un inasprimento dello scontro sociale che non fa bene alla democrazia del nostro paese - sottolinea - A volte si nota da un lato una sorta di accettazione nei confronti di chi si rende protagonista di episodi di violenza vera, come gli ultrà, e dall'altro un utilizzo esagerato e discutibile della legittimità dello strumento polizia, quando siamo di fronte a dimostrazione che riguardano diritti fondamentali come lo studio e il lavoro".
ROMA - Una ricognizione a tutto campo per valutare i rischi per la sicurezza connessi alle "eventuali forme di violenza" legate alle proteste degli studenti e, allo stesso tempo, trovare la formula per garantire i diritti di tutti: sia di chi protesta sia di chi vorrebbe continuare a seguire le lezioni nonostante assemblee e occupazioni. Dopo l'aut aut di Berlusconi, la protesta della scuola arriva al Viminale e diventa un problema di ordine pubblico. Il presidente del Consiglio si è visto nel pomeriggio con il ministro dell'Interno Roberto Maroni e con il sottosegretario Alfredo Mantovano a palazzo Grazioli: un incontro per fare il punto della situazione e decidere di convocare al Viminale una riunione tecnica dei vertici delle forze di polizia che sarà presieduta dal sottosegretario Mantovano (Maroni è a Trieste per l'assemblea dell'Anci). Obiettivo, sottolinea una nota del Viminale, "garantire, nel rispetto della libertà di manifestazione del pensiero, e quindi anche del dissenso, la tutela dei diritti di tutti, in un quadro di assoluta legalità". Il perché lo ha spiegato lo stesso Berlusconi nell'incontro con il ministro dell'Interno: voglio che sia garantito il diritto allo studio, il metodo sceglilo tu, avrebbe detto il premier secondo quanto raccontano ambienti a lui vicini. Nel suo ragionamento, stando al racconto delle fonti, il capo del governo è partito dal presupposto che la maggioranza degli studenti - che i sondaggi quantificano nel 60-70% degli alunni - vorrebbe partecipare regolarmente alle lezioni e condivide i principi della riforma. Ciò significa, ha sottolineato Berlusconi conversando con Maroni, che se permettiamo a quei pochi che vogliono occupare scuole e università di impedire il regolare svolgimento delle lezioni, una minoranza avrebbe la meglio sulla maggioranza. Qualcosa che, avrebbe aggiunto il Cavaliere, è contrario alla democrazia. Il premier ha riconosciuto il diritto di manifestare contro la riforma; un diritto che però, a suo giudizio, non può trasformarsi in un ostacolo a chi non vuole farlo. Ed è da questo punto che partiranno i vertici delle forze di polizia per cercare di trovare una soluzione che non danneggi nessuno e che allo stesso tempo non innalzi troppo il livello di scontro. Perché l'obiettivo primario, fanno notare più fonti delle forze dell'ordine, è quello di non arrivare allo scontro. Dal Viminale intanto sono già partite una serie di indicazioni alle questure affinché monitorino la situazione nelle città e facciano arrivare in tempo reale a Roma il quadro delle manifestazioni e delle occupazioni in atto. In modo da poter valutare se, come, con quali priorità e dove intervenire. Quel che al Viminale sembrano comunque escludere già da adesso è una sorta di presidio fisso delle forze dell'ordine davanti a scuole e università. E, qualora si decidesse di intervenire, fanno notare alcune fonti, ogni tipo di intervento dovrà comunque essere improntato alla gradualità e condiviso, se non fatto, su istanza dei rettori delle università o dei presidi delle scuole. Quel che è certo è che le parole di Berlusconi qualche malumore nelle forze di polizia lo hanno sollevato. Lo dice chiaramente il segretario del Siulp-Cgil Claudio Giardullo. "Si sta cercando un inasprimento dello scontro sociale che non fa bene alla democrazia del nostro paese - sottolinea - A volte si nota da un lato una sorta di accettazione nei confronti di chi si rende protagonista di episodi di violenza vera, come gli ultrà, e dall'altro un utilizzo esagerato e discutibile della legittimità dello strumento polizia, quando siamo di fronte a dimostrazione che riguardano diritti fondamentali come lo studio e il lavoro".
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